(ANSA) - ROMA, 14 MAR - Mercati ostaggio del rischio Crimea
in vista del referendum di domenica sull'annessione alla Russia,
mentre si fanno più pressanti i segnali di rallentamento
dell'economia della Cina su cui ora grava anche il rischio
default sui bond delle aziende cinesi.
Listini in rosso a partire da Mosca che ha subito un tonfo
del 5% per poi chiudere a -0,89% nel giorno del difficile
confronto tra il ministro degli Esteri russo, Serghiei Lavrov e
il segretario di Stato americano, John Kerry. Seduta convulsa
nel resto del Vecchio Continente con Milano che arriva a perdere
il 2% (anche sull'onda del report di Fitch sulla "modesta"
ripresa dell'Italia) prima di terminare a -1,19% dopo che Lavrov
ha assicurato che Mosca non intende invadere l'Ucraina dell'Est.
E per quanto la mediazione sia di fatto fallita lasciando
altissima la tensione sulle sorti di Ucraina e Crimea, anche gli
altri principali listini europei hanno ridotto le perdite.
Londra ha chiuso a -0,40%, Parigi -0,80%, Madrid a -1,39% mentre
Francoforte ha girato in positivo riuscendo ad archiviare un
+0,43%. Ma l'avversione al rischio ha innescato una nuova corsa
verso i beni rifugio, oro e Bund tedesco in primis. Il metallo
giallo ha rivisto i massimi da sei mesi a 1,388,40 dollari
all'oncia, mentre sull'obbligazionario gli acquisti si sono
concentrati proprio sul decennale tedesco. Il tasso del Bund è
sceso fino all'1,52% e di conseguenza lo spread con il nostro
Btp si è di nuovo riallargato a 190 punti base per poi chiudere
a quota 186. L'euro è risalito sopra 1,39 dollari (1,3920).
Tutti movimenti dettati anche dallo scenario sempre più concreto
di una frenata dell'economia della Cina e degli Emergenti (dopo
i dati deludenti su produzione industriale, investimenti e
vendite) ed enfatizzati dalla paura per gli scricchiolii del
sistema finanziario del Celeste Impero che paga il conto della
bolla speculativa: i casi di default di aziende private cinesi
avrebbero già spinto le banche a un giro di vite sul credito e
la 'correzione' è delicatissima per Pechino in un'economia che
conta 12 mila miliardi di dollari in corporate bond, il 120% del
Pil cinese. Pesante l'impatto sulle piazze asiatiche con Tokyo
che ha bruciato il 3,3% seguita da Hong Kong (-0,95%), Shanghai
(-0,73%) e Seul (-0,75%).(ANSA).