(ANSA) - ROMA, 11 MAR - Sembra che studiare in Italia non
convenga più di tanto, o quanto meno è certo che conviene
decisamente molto meno che all'estero. E ancora una volta ad
esser maggiormente penalizzati anche da questo punto di vista
sono i più giovani. Numeri alla mano, il governatore della Banca
d'Italia Ignazio Visco ha dimostrato oggi che il rendimento
della laurea da noi è decisamente inferiore rispetto a quello di
cui gode chi porta a termine gli studi nei principali paesi
europei. Ed è anche per questo che il governatore è tornato a
ribadire l'importanza di istruzione e formazione come "sfida per
il paese".
In un convegno organizzato dall'Agenzia Nazionale di
Valutazione del Sistema Universitario e della Ricerca, il
Governatore è intervenuto per parlare del ruolo essenziale che
riveste il capitale umano per la crescita economica. Una
crescita dalla quale, peraltro, non si può prescindere visto
che, a differenza di quanto professano alcuni no global fan
della cosiddetta 'decrescita felice', secondo Visco senza
crescita "qualcuno potrà stare anche bene, ma la maggior parte
di noi soffrirebbe drammaticamente".
L'Italia ha "bisogno di politiche che rendano il sistema di
istruzione e formazione più adeguato a un ambiente economico
sempre più competitivo e in rapido cambiamento", ha detto Visco
mettendo in luce alcune delle principali criticità italiane.
In primis il fatto che "in Italia sembrerebbe che studiare
possa convenire meno che altrove". A riprova di ciò il
governatore ha riportato delle stime della Banca d'Italia,
basate su dati tratti dall'indagine Eurostat sui redditi lordi e
sulle condizioni di vita delle famiglie, secondo cui "nel 2010
il rendimento della laurea per i lavoratori dipendenti italiani,
rispetto a chi è in possesso del solo diploma e a parità di
sesso ed età, si attestava a poco più del 30%, un valore
inferiore di oltre 15 punti percentuali a quello registrato
negli altri maggiori paesi europei". E oltre a questo è da
notare anche "una peculiarità della situazione italiana: il
rendimento - ha spiegato - è significativamente più basso per i
più giovani, attestandosi all'11% nella fascia di età compresa
tra i 25 e i 34 anni, contro il 35 degli altri paesi europei".
L'Italia deve quindi tener presente che "è un Paese povero di
materie prime ed è quindi un Paese che, se deve investire in
qualcosa, deve investire in noi, nelle persone oltre che in
ambiente e nel patrimonio culturale", ha concluso Visco. (ANSA).