(di Chiara De Felice)
(ANSA) - BRUXELLES, 7 MAR - Ormai alle strette, l'Europa
cerca di chiudere la partita sull'Unione bancaria lunedì e
martedì all'ultimo Eurogruppo ed Ecofin utili per far approvare
in tempo l'eventuale accordo dal Parlamento europeo prima che si
sciolga a maggio. Ma le difficoltà in seno all'Ecofin sono
ancora parecchie, e anche la distanza con le richieste del
Parlamento Ue non lascia sperare in un equilibrio facile da
trovare.
L'appuntamento dei ministri europei lunedì e martedì, con
l'esordio del ministro dell'economia italiano Per Carlo Padoan,
rischia quindi di diventare una maratona per raggiungere
un'intesa quantomeno politica, da presentare mercoledì nel
'trilogo' con Parlamento Ue e Commissione, cioè il consesso dove
si sigla l'accordo tra istituzioni e dove si capirà se le
distanze sono colmate o meno. E se l'intesa può trasformarsi in
un testo che il Paralamento europeo può votare nella sua ultima
sessione plenaria di metà aprile, chiudendo una volta per tutte
il capitolo Unione bancaria che a quel punto avrà tutti i
tasselli che mancano.
Finora l'Unione bancaria ha due tasselli: la supervisione
unica da parte della Bce (che è già partita a gennaio con una
revisione della qualità degli attivi a cui seguiranno gli stress
test sulle 130 banche sistemiche europee) e lo schema di
garanzia dei depositi (che impone agli Stati di creare un fondo
alimentato dalle banche per garantire i depositi sotto i 100mila
euro). Ma l'ultimo tassello, il meccanismo unico di risoluzione
(SRM) con annesso il fondo europeo salva-banche, fatica ad
arrivare.
L'ostacolo ai negoziati è sempre la Germania, restia a
qualunque novità in fatto di messa in comune di risorse per
salvare le banche. Ma il Parlamento Ue, sostenuto anche dalla
Bce, ha chiesto esplicitamente che vengano ridotti i dieci anni
che al momento sono previsti per far nascere il fondo unico
salva-banche. C'è un consenso tra la maggior parte degli Stati
Membri su un'accelerazione, per accorciare almeno una delle
distanze dal Parlamento, ma Berlino si oppone. C'è anche un
passo avanti sulla possibilità di dotare il fondo di un
'paracadute' finanziario (o backstop) fin da subito, consentendo
al fondo di chiedere prestiti sul mercato. E' invece ancora in
alto mare il dibattito su come semplificare il processo
decisionale che porta alla chiusura di una banca in crisi, dopo
l'allerta della Bce: il Parlamento Ue vuole un meccanismo molto
agile e rapido, e invece gli Stati cercano di mettere più filtri
e soprattutto di dare voce in capitolo al Consiglio, in modo da
mantenere un controllo nazionale sulle banche in difficoltà.
(ANSA).