(di Alfonso Neri)
(ANSA) - MILANO, 4 MAR - Per ora la crisi non è passata,
anzi. Lo dicono chiaramente i dati sull'intero 2013: tra
fallimenti, altre procedure di chiusura e liquidazioni in Italia
l'anno scorso si sono perse 111mila aziende, con un crollo per
il Nord Est e nuove difficoltà nell'industria. A livello
nazionale si sono battuti tutti i record negativi e l'aumento di
'crack' rispetto all'anno precedente è stato del 7,3%.
Questa la durissima realtà delle rilevazioni Cerved, sulle
quali pesa anche l'anomalia del concordato preventivo in bianco
che forse ha permesso a molti di fare i furbi, soprattutto prima
delle revisioni normative di metà anno. Ma i fallimenti mostrano
da soli una crescita del 12% annua superando quota 14mila, con
il quarto trimestre - quello che può dare una visione
sull'inizio del nuovo anno - ancora in aumento del 10%.
Il problema è che i fallimenti riguardando anche segmenti in
cui si erano manifestati timidi segnali di miglioramento come
l'industria (che nel 2012 registrava un calo di 'crack' del 4,5%
mentre ora accusa un aumento del 13%) e soprattutto in aree
cruciali come il Nord Est, dove da una frenata del 3,6% si è
passati a un aumento di fallimenti di quasi il 20% nel corso
dell'anno scorso. In particolare crolla l'Emilia Romagna (+25%
di imprese con conti in crack) e il Trentino Alto Adige (+21%),
con un incremento a due cifre in Veneto (+16%) e in Friuli
(+14%). Molto male Toscana (+18%) e Lombardia (+12%), con uno
scivolone al Sud per la Sicilia (+27%).
In generale i concordati preventivi sono cresciuti del 103%,
soprattutto per ''l'introduzione del 'concordato in bianco' -
conferma l'amministratore delegato del gruppo specializzato
nell'analisi delle imprese e nella valutazione del rischio di
credito, Gianandrea De Bernardis - che ha trovato ampio
utilizzo'' presso le aziende italiane: la procedura, che
consente di bloccare le azioni esecutive dei creditori in attesa
di preparare un piano di risanamento, ha visto più di 4.400
domande, ma nel terzo e quarto trimestre il numero si è
fortemente ridotto probabilmente a causa della facoltà di
nominare un commissario giudiziale che controlla la condotta del
debitore anche nelle fasi di pre ammissione.
A fronte di questi dati la Federconsumatori, che chiede al
Governo ''un piano strategico che punti sulla ripresa delle
domanda interna e sul rilancio degli investimenti'', ricorda la
continua contrazione dei consumi: -4,7% nel 2012, -3,4% nel
2013, mentre nel 2014 prevede un'ulteriore frenata dell'1,1%.
(ANSA).