Per il Fesr 2021-27 si apre nelle
Marche il bando per gli investimenti delle Micro, piccole e
medie imprese (Mpmi) industriali. Lo ha emanato la Regione per
promuovere gli investimenti produttivi. È riservato alle Mpmi
industriali, con una dotazione di quasi 10 milioni di euro. Le
risorse sono destinate a sostenere due tipologie di interventi:
sviluppo aziendale e nuove unità produttive. Le richieste
potranno essere presentate dal 6 luglio al 13 ottobre 2023. Il
bando segue quello della settimana scorsa che assegnava altri 10
milioni di euro per l'ammodernamento delle micro e piccole
imprese artigiane.
"È il momento che le imprese più dinamiche, che sono in grado
di trainare la ripresa produttiva delle Marche, effettuino
investimenti per migliorare la competitività, la qualità degli
ambienti produttivi, le condizioni di sicurezza e salute dei
lavoratori e per generare un minore impatto ambientale - afferma
l'assessore allo Sviluppo Economico, Andrea Maria Antonini - Con
questo bando vogliamo contribuire a promuovere la crescita
dell'occupazione, a rendere più attrattive le imprese anche per
i giovani, a trainare e qualificare le filiere produttive".
I progetti finanziati dal bando dovranno favorire lo sviluppo
aziendale attraverso investimenti in ammodernamento degli
impianti e dei siti produttivi esistenti, con particolare
attenzione alle applicazioni digitali e alle nuove soluzioni
energeticamente efficienti, sicure e sostenibili. La dimensione
minima dell'investimento è di 150 mila euro. Si potranno
prevedere investimenti materiali (edili e tecnologici),
investimenti immateriali (brevetti, software) e, in parte, spese
di consulenza e progettazione. Le imprese potranno ricevere un
contributo del 50% fino a 200 mila euro, se scelgono il de
minimis (disciplina che non viola le norme Ue sulla
concorrenza); altrimenti, potranno ottenere un contributo
massimo di 300 mila euro se sceglieranno il normale regime di
aiuto alle Mpmi (20% per le piccole, 10% per le medie, aumentati
entrambi del 15% nelle aree riconosciute dall'Unione europea in
stato di crisi industriale). Non sono obbligatori, anche se
favoriti a fini valutativi, gli incrementi occupazionali.
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