Chi si ammala di tumore non deve
fare i conti soltanto con il dolore fisico e psicologico. Chi si
ammala di tumore deve lottare spesso anche con difficoltà di
ordine pratico, come per esempio raggiungere ogni settimana
l'ospedale per farsi disinfettare il picc, quel catetere che
serve per iniettare nelle vene i medicinali della chemioterapia.
Difficoltà che riguardano non solo l'ammalato, ma anche i suoi
familiari, quando per esempio, l'ammalato è molto anziano o
molto provato dalla malattia. Difficoltà come prendersi un
giorno di lavoro. Sembra niente, se la terapia dura poco, ma se
dura mesi, diventa un problema per tutta la famiglia.
L'Istituto dei tumori 'Pascale' di Napoli prova oggi ad
alleviare almeno queste difficoltà con il progetto HVAS
(acronimo di Home Vascular Access System), una innovativa e, al
momento unica, iniziativa sul territorio nazionale ed europeo,
che garantisce tanto ai caregivers quanto ai pazienti, una
qualità di vita migliore grazie al risparmio di risorse e di
giornate di lavoro al quale sia i familiari che i pazienti a
volte sono costretti a rinunciare per accompagnare o seguire
determinate azioni di cura presso le strutture ospedaliere.
Parliamo di pazienti portatori di picc, dispositivi che vengono
impiantati e rimangono in sede per lunghi periodi di tempo,
garantendo la possibilità di somministrare le terapie adeguate.
Perché questo però possa accadere, è necessario che questi
dispositivi siano oggetto di una vera e propria manutenzione
settimanale al fine di garantirne la funzionalità e prevenire
infezioni.
Questa attività normalmente viene effettuata in ospedale, ma,
opportunamente formati, attraverso un corso e poi seguiti in
tutte le attività tramite un cellulare, può essere effettuata al
domicilio del paziente dai caregivers, limitando il contatto dei
pazienti con l'ospedale e riducendo il rischio di contrarre
anche infezioni ospedaliere.
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